La gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo: politiche italiane ed europee

La posizione geografica della penisola italiana fa del bel Paese una porta d’ingresso nell’Unione Europea per i migranti che attraversano il Mar Mediterraneo, il quale, nell’ultimo decennio, è stato teatro di numerosi naufragi ed operazioni di salvataggio. A tal proposito, è riscontrabile un’evoluzione della prassi italiana in materia, passando da operazioni come la Mare Nostrum del 2013 al Memorandum con la Libia del 2017.


Il 3 ottobre 2013 si è verificata quella che è passata alla storia come la strage di Lampedusa: il naufragio di un’imbarcazione partita dalla Libia in cui 368 migranti – di cui molti bambini –  hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste italiane. A distanza di pochi giorni, un episodio simile ha causato la sparizione di più di 200 siriani, di cui 60 bambini; per quest’ultimo, nel 2021 l’Italia è stata condannata dal Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite per non aver risposto prontamente alle richieste di soccorso1. Per fronteggiare l’emergenza umanitaria in atto, il 18 ottobre 2013 ha inizio l’operazione Mare Nostrum, la quale mirava a potenziare i sistemi di controllo dei flussi migratori della Marina già attivi dal 2004; tale operazione aveva un duplice obiettivo: garantire la salvaguardia delle vite in mare ed assicurare alla giustizia chiunque lucrasse sul traffico illegale di migranti2. L’attività è stata svolta con l’impegno congiunto di personale e mezzi navali ed aerei della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Capitaneria di Porto. I controlli sanitari, invece, sono stati gestiti su tutte le unità del dispositivo dallo staff medico di bordo, affiancato dai medici dell’ISMAF (Istituto di Sanità Marittima Aeronautica delle Frontiere), dal personale del Corpo Militare e delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, dal personale volontario sanitario del CISOM (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta) e della Fondazione RAVA3. Il bilancio dell’operazione – fatto dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi del 31 ottobre 2014 – conta 558 interventi, 100.250 persone soccorse, 728 scafisti arrestati ed il salvataggio di “decine e decine di migliaia di persone”4.

L’operazione Mare Nostrum presentava principalmente due peculiarità: la possibilità di spingersi oltre 30 miglia dalle coste italiane e l’ingente quantità di fondi utilizzati; sono questi i due punti che tracciano la linea di confine tra la suddetta e Triton, l’operazione che l’ha sostituita nel novembre del 2014. Dal punto di vista economico, se per la prima il totale speso è stato di 114 milioni (circa 9,5 al mese) interamente a carico dell’Italia, per la seconda non vi è stata alcuna spesa per la penisola, poiché l’operazione è stata finanziata totalmente da Frontex, l’agenzia dell’UE per il controllo delle frontiere, presente nel Mediterraneo dal 2005 con altre missioni che affiancavano l’operazione Mare Nostrum5. Le risorse economiche destinate al dispositivo dell’Unione Europea sono state di gran lunga minori rispetto all’iniziativa italiana, prevedendo una spesa di 2,9 milioni di euro al mese e l’impiego di una quantità di mezzi e personale nettamente minore rispetto all’operazione precedente6. Il secondo punto riguarda, invece, il raggio d’azione della missione che, nel caso di Triton, non supera le 30 miglia dalla costa; la motivazione alla base di questa scelta è da ricercare nell’obiettivo dell’operazione, che è circoscritto al solo controllo delle frontiere e non include anche la ricerca e il salvataggio, come, invece, avveniva per Mare Nostrum, la quale si spingeva oltre le acque territoriali fino a raggiungere quasi le coste libiche7. Tale cambiamento non è stato sicuramente esente da critiche, venendo considerato da molti come un limite che ha ridotto notevolmente le operazioni di soccorso in mare e, di conseguenza, il numero di migranti salvati.

Se già il passaggio da Mare Nostrum a Triton era stato oggetto di numerose contestazioni, soprattutto da parte delle principali ONG, gli accordi presi tra Roma e Tripoli nel 2017 non sono stati sicuramente da meno. Il 2 febbraio veniva firmato il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”; inizialmente valido per soli tre anni, a febbraio 2020 è stato rinnovato per altri tre. L’accordo vede tra i principali obiettivi “supporto tecnico e tecnologico” da parte dell’Italia “agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina”, “la fornitura di medicinali e attrezzature mediche per i centri sanitari di accoglienza” ed “adeguamento e finanziamento dei centri di accoglienza […] usufruendo di finanziamenti disponibili da parte italiana e di finanziamenti dell’Unione Europea”, ma, soprattutto, si propone di “arginare i flussi di migranti illegali”8. L’accordo tra Roma e Tripoli sposta la gestione dei flussi migratori nelle mani delle autorità libiche che ne impediscono l’arrivo sulle coste italiane – area sotto il controllo di Frontex – e costringono gli individui in contesti dove vengono sottoposti a trattamenti inumani e degradanti da cui, con tutta probabilità, cercavano di fuggire. Secondo le indagini di Emergency, tale accordo ha portato alla strutturazione di un vero e proprio modello operativo che inizia con l’intercettazione in mare da parte della Guardia Costiera libica, prosegue con la riconduzione in Libia dei migranti che vengono portati in centri di detenzione o venduti a gruppi criminali e si concretizza in torture e maltrattamenti quali lavoro forzato, prostituzione o maltrattamento ai fini di riscatto9. Non stupiscono i numeri che riguardano gli sbarchi in Italia successivamente alla firma del Memorandum: da luglio 2017 a maggio 2018 gli arrivi sono del 78% in meno rispetto al periodo precedente, con un’ulteriore diminuzione fino a settembre 201810.

A quasi due anni dalla firma dell’accordo con il governo libico, l’Italia fa l’ennesimo passo indietro sulle politiche di accoglienza scegliendo di non sottoscrivere il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration, il patto globale che vede nella cooperazione internazionale la chiave per affrontare e gestire al meglio le migrazioni. Nonostante la partecipazione a tutte le fasi del negoziato e l’iniziale appoggio dimostrato, nel 2018 il ministro dell’Interno italiano ha dichiarato di essere contrario a tale patto; un mese dopo, durante la votazione in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per l’approvazione del Global Compact, l’Italia si è astenuta dal voto, insieme ad altri 11 Paesi tra cui la Libia – con cui ancora oggi è in corso il Memorandum11. Infine, in merito al ruolo dell’Unione Europea, le operazioni gestite da Frontex attualmente attive nel Mediterraneo sono quattro: Themis (ex Triton), Poseidon e Indalo, le quali coprono, rispettivamente, il Mediterraneo centrale, orientale e occidentale, e l’operazione militare IRINI, la quale contribuisce allo smantellamento del modello di attività delle reti di traffico e tratta di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento con mezzi aerei12.

L’autrice Chiara Cannalire garantisce l’autenticità del contributo, fatti salvi i riferimenti agli scritti redatti da terzi. Gli stessi sono riportati nei limiti di quanto consentito dalla legge sul diritto d’autore e vengono elencati di seguito. Ai sensi della normativa ISO 3297:2017, la pubblicazione si identifica con l’International Standard Serial Number 2785-2695 assegnato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.

1) Ziniti, Alessandra. “Migranti, l’Onu: Italia responsabile per la strage dei bambini dell’ottobre 2013”. Repubblica.it, 2012.

2) “Mare Nostrum”. Marina.difesa.it.

3) Ibidem.

4) “Si conclude Mare Nostrum, al via Triton”. Interno.gov.it, 2014.

5) Ibidem.

6) “Operation Triton”. Frontex.europa.eu, 2017.

7) “Le differenze tra Triton e Mare Nostrum”. Ilpost.it, 2015.

8) “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana”. Governo.it, 2017.

9) “Revoca immediata del memorandum Italia – Libia: l’appello della società civile al governo, a UNHCR e OIM”. Emergency.it, 2022.

10) Villa, Matteo. “Sbarchi in Italia: il costo delle politiche di deterrenza”. Ispionline.it, 2018.

11) Cataldi, Giuseppe (a cura di), “I diritti umani a settant’anni dalla Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite”. Napoli: Editoriale Scientifica, 2019.  

12) “Salvare vite in mare e lottare contro le reti criminali”. Consilium.europa.eu, 2022.